Yang Xue ha 21 anni ed è all’ottavo mese di gravidanza. Ogni giorno mette a repentaglio la sua vita e quella del suo bambino. Non ha scelta. Tutte le mattine percorre diversi chilometri per arrivare all’unico serbatoio disponibile. Riempie un grande tamburo con 25 litri d’acqua e se lo lega alla schiena per portarlo alla sua famiglia a Longying.
La stessa fatica tocca in sorte anche a Huang Zhengguang, classe 1918. Alle 6 del mattino si mette in marcia e cammina ore per recuperare l’acqua che serve a dissetare la sua vecchia moglie e i tre nipoti adolescenti.
Da circa un mese storie come quella di Yang Xue e Huang Zhengguang riempiono le pagine dei siti e dei giornali cinesi. Così come le foto di fiumi prosciugati, terra spaccata dal sole, crepe sulle piste degli aeroporti, uomini e donne di tutte le età che trasportano pesanti secchi colorati.

A novembre dello scorso anno ha avuto inizio quella che viene definita la siccità “più grave da oltre un secolo”. Non sta colpendo la Cina del Nord, come da consuetudine, bensì la parte Sud-occidentale del paese: le regioni del Guangxi, Sichuan, Guizhou ,Yunnan e la municipalità di Chongqing. Gli ultimi dati rilasciati mercoledì dal Ministero degli Affari Civili mostrano che la siccità finora ha interessato circa 61 milioni di cinesi e ha lasciato 18 milioni di persone e 11 milioni di capi di bestiame privi dell’acqua necessaria. Cinque milioni di ettari di coltivazioni (qualcosa come mezza Europa) sono inariditi causando perdite economiche stimate già in più di 3,5 miliardi di euro. A quasi nulla servono i tentativi di far piovere sparando ioduro d’argento nelle nuvole, l’acqua rimane comunque troppo poca. A peggiorare la situazione contribuiscono anche le temperature insolitamente alte e le previsioni poco ottimistiche dei meteorologi: fino a maggio, niente pioggia.
L’altra faccia della Cina. Quella che non sa cosa sia Google e non sta in ansia per la nuova "Guerra Fredda” con gli Usa. Quella a cui, spesso, non guardiamo abbastanza.

